Corte dei miracoli
"...E' sempre stato il sogno della mia vita: recitare, calcare i più grandi palcoscenici del mondo, viaggiare con la fantasia, per un attimo essere chi non sono...”
Questo è il desiderio di molti, e proprio per dare vita a questo sogno è nata a Conegliano l’associazione teatrale Corte dei miracoli. Un gruppo formato da giovani che ogni settimana si incontrano per recitare, discutere, condividere e soprattutto volare con la fantasia. Nasce dall'idea di Luca Perti e di un piccolo gruppo di amici di Conegliano che, stanchi di schemi e ambienti ormai superati, decidono di unirsi per creare qualcosa di nuovo, aprendosi a chiunque custodisca il sogno del palcoscenico, vincendo discriminazioni, facendo proprio il valore dell'accoglienza e lavorando in prima linea nel sociale con particolare attenzione all'inserimento e alla promozione sociale, intese come forme specifiche di lotta al disagio e all'emarginazione che permettono di vivere una importante esperienza di espressività, affinando strumenti di comunicazione e di espressione della personalità che concretamente permettono di andare …. oltre competenze ed abilità “differenti” ….
Sotto la guida di alcune persone che hanno già maturato una certa esperienza nei diversi settori dello spettacolo, il gruppo si cimenta nella messa in scena di spettacoli, spesso opere inedite ed originali, che già durante il primo anno di attività lo ha portato a calcare più volte le scene locali. Le specificità della Corte dei Miracoli sono due: innanzitutto quella di utilizzare tutte le diverse arti sceniche sul palco, dalla recitazione alla danza fino ad esplorare tecniche di messa in scena più moderne; la seconda il far uso del "teatro povero".
"Eliminando gradualmente tutto ciò che è superfluo, scopriamo che il teatro può esistere senza trucco, costumi e scenografie appositi, senza uno spazio scenico separato (il palcoscenico), senza gli effetti di luce e suono, etc. Non può esistere senza la relazione con lo spettatore in una comunione percettiva, diretta. Questa è un'antica verità teoretica, ovviamente. Mette alla prova la nozione di teatro come sintesi di disparate discipline creative; la letteratura, la scultura, la pittura, l'architettura, l'illuminazione, la recitazione..." (Jerzy Grotowski) Un teatro in cui la preoccupazione fondamentale diventa il rapporto dell'attore con il pubblico, non l'allestimento scenico, i costumi, le luci o gli effetti speciali che in quest'ottica diventano soltanto delle trappole non necessarie ai fini del nucleo del messaggio che il teatro deve generare. 'Povero' significa l'eliminazione di tutto ciò che non è necessario e che lascia l'attore 'spogliato' e vulnerabile.